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OTTOBRE-ROSA il tempo per prevenire, vivere e raccogliere

A cura della Dott.ssa Maria Giovanna Fava

Il ritmo della Natura e l’alternanza delle Stagioni, come le stagioni della vita umana, si avvicendano con lenta ma implacabile cadenza in mezzo al caos sociale moderno e seguono il loro decorso a dispetto dell’astrattismo antropologico della linearità primaria del Tempo stesso, che vorrebbe solo che gli eventi seguissero un percorso ordinato dal passato al futuro. Le Stagioni ciclicamente si rinnovano ineluttabili nella storia oggettiva e soggettiva degli uomini, nonostante ogni categorizzazione di pensiero, le une accanto alle altre. Solo l’occhio profondo del Pensatore o del Contadino (ai due opposti, uno intriso della complessità filosofica più elaborata e l’altro della più pragmatica semplicità) le sanno cogliere nella loro più variegata intimità, con profondo rispetto, assaporandone la grazia del loro alterno equilibrio sotto i riflettori implacabili delle leggi della verità basilare della esistenza.

Al ritmo scandito di un incontrollabile ed eterno diapason, quello della stessa Vita, si rappresenta l’evoluzione di tutti gli esseri viventi, animali, vegetali ed umani, che si esprime talora con le note dei grandi avvenimenti e talora degli episodi più marginali apparentemente, e si riproducono così i suoni di antichi riti e di vecchie tradizioni accanto alle nuove scoperte e ai fatti dell’attualità.

All’orizzonte, i colori cangianti del paesaggio rurale e delle colline stracolme di ulivi di tutte le età annunciano con la loro diversificata maturazione il sopraggiungere del nuovo clima, rievocando nelle menti degli osservatori i ricordi di luoghi e scorci forse dimenticati ma sempre carichi di emozioni e di riscoperte del tempo passato, costantemente pronto a riaffiorare prepotente con le sue lezioni esistenziali.
L’Ulivo è tra le piante più longeve, alcune piante diventano secolari, e per tale motivo acquistano la definizione di “Monumentali”, arrivando in alcune regioni addirittura a essere riconosciute patrimonio UNESCO. Gli Ulivi monumentali hanno valore storico-antropologico e diventano rappresentazioni iconiche al pari di Moai-Verdi dall’imponente maestosità cerimoniale e rievocano l’attraversamento della dimensione spazio-tempo. I nostri Moai-Verdi, gli Ulivi Monumentali accanto alle giovani piantine, riaffermano l’importanza del messaggio genetico della necessità di preservare il valore della Biodiversità per rendere meno precaria la nostra esistenza, e così ancora all’immaginario degli ulivi si associa in forte similitudine il destino umano.

Le stagioni degli alberi di Ulivo così si intrecciano alle stagioni degli uomini e delle donne di Calabria , ai giorni degli aromi e degli schizzi di colori della stracolma tavolozza della campagna della Piana, ai giorni del caldo torrido del sole e della ventosa frescura della brezza marina tirrenica e della giocosa floridezza delle colline, ai giorni delle cadenti foglie e delle quieti ore del rimpianto e della malinconica meditazione, ai giorni del presepe e del focolare e della memoria , ai giorni della rinascita dei germogli sotto la luce primaverile della nuova speranza … Tempo e ritmo della ciclicità agricola e della stessa essenza riproduttiva dei nuovi e dei secolari Ulivi si impossessano della clessidra della vita umana e richiamano alla mente le esigenze essenziali del nostro corpo e pure dell’anima !

Alla vista della distesa degli alberi di Ulivo la concezione asettica del Tempo si ricarica allo sguardo umano di un nuovo significato e sotto queste sfumature sembra non possedere più la sola dimensione di unità misurabile, legata all’idea di produttività, che regola la cadenza della vita umana, e concretizzata sull’oggetto Orologio, storicamente associato alla nascita della locomotiva e della stazione ferroviaria, intorno alla metà dell’Ottocento, dove appunto l’Orologio doveva scandire il ritmo delle partenze e degli arrivi dei viaggiatori.
Perdersi nella distesa di uliveti cambia la percezione infatti e dello spazio ed anche del tempo e rievoca la percepibilità del movimento, di quello oggettivo ciclico, degli anni, delle stagioni, dei ritmi della vegetazione; il tempo del divenire del mondo che tuttavia non può trascendere dal tempo dell’eternità, in un rincorrersi mutevole di nascite, eventi e dissoluzioni accanto all’immobilità perenne dell’Eterno (secondo la dualistica concezione platonica). Aristotele riteneva che il tempo era un aspetto della realtà naturale strettamente connesso alla realtà fisica dello spazio; se lo spazio era il luogo, cioè la qualità posizionale degli oggetti materiali nel mondo, il tempo era l’ordine misurabile del movimento di questi oggetti. Queste due visioni della temporalità, il tempo e l’eterno, si sono trasmesse poi nella riflessione moderna occidentale.

La dimensione temporale ciclica e il ripetersi delle attività di sussistenza dell’agricoltura dell’Ulivo, oggi come nelle più primitive generazioni rurali, dà nuovo senso ad una visione di tempo e spazio non quantizzati, ma carichi di particolare significato, in quanto questi rievocano periodicamente l’atto fondamentale della propria esistenza così come la memoria , griglia interpretativa fondamentale per gli umani, che conserva la possibilità di ricordare e , di converso, ammette la capacità di dimenticare e dell’oblio , passando inoltre da memoria soggettiva ed intima dell’uno a processo collettivo di pensiero che investe tutti.

Gli alberi di Ulivo possiedono ancora un’altra caratteristica strutturale che ricorda la connessione con la vita degli uomini, e che si evidenzia con la pratica di necessità dell’Alternanza, un’esigenza di adattamento ai fattori estrinseci cioè ambientali, ed intrinseci alla biologia della pianta stessa, per favorire una migliore produzione rispetto ad una possibile annata decadente, che fa mettere in atto strategie tecniche per assicurare o migliorare la sopravvivenza delle piante coltivate. L’ambiente e il clima e la presenza o meno di sostanze nutritive nel terreno possono infatti influenzare i processi di induzione e differenziazione dei fiori o delle primule e lo squilibrio vegeto-produttivo della primavera-estate si può ripercuotere sulla produzione dell’ulivo, così come può avvenire per l’influenza di fattori di rischio esterni o ambientali o voluttuari sullo sviluppo di alcune patologie, specie quelle tumorali.

L’albero di olio rappresenta una delle maggiori e più estensive attività produttive agricole al Sud e Centro Italia, proprio per la sua capacità di adattamento al clima e al terreno più svantaggiosi. Al Sud si trovano estati molte calde e poco piovose e suoli poveri di nutrienti, e dove nonostante queste limitanti, l’ulivo può produrre, non solo frutto cioè le olive, ma dal suo frutto anche un prodotto lavorato, l’olio. Nonostante la grande resistenza, tuttavia l’ulivo necessita di alcuni accorgimenti tecnici specie se il clima è avverso, come un’adeguata gestione del suolo con sostanze nutritive, la potatura, un’irrigazione controllata e un’adeguata difesa fitosanitaria. Anche gli alberi di Ulivo richiedono un percorso di diagnosi e cura da parte di specialisti agronomi esperti per essere in grado di produrre il miglior frutto e in quantità e dalle caratteristiche organolettiche più gustose. Con l’assistenza giusta, si esegue, accanto alle piantagioni più antiche, l’impianto delle nuove piante in primavera, anche se il terreno si è già preparato in autunno, mentre la raccolta delle olive generalmente avviene in autunno, dopo aver assistito al fenomeno dell’invaiatura, ovvero quando la drupa di oliva cambia colore, passando dal verde al violaceo.

Mettere a dimora le piantine nuove o rinvigorire li alberi più anziani, scegliere e compattare il terreno, contenere le infestanti e l’inerbamento, concimare, irrigare e potare, aspettare la fioritura sotto l’impollinazione e vedere la mignolatura scalare dei fiorellini riuniti in panicoli ascellari andare verso l’allegazione dei fiori , tramite l’appassimento delle corolle, vedere nascere i frutti e infine avviarsi alla raccolta del frutto ed alla sua lavorazione: questo è uno scenario di un equilibrio vegeto-produttivo che dipende dalle caratteristiche genetiche delle piante ma anche da quelle ambientali, dove possono giocare con diverso peso vari fattori esterni, ed in ultimo dal contributo ed impegno del coltivatore.
Così, come le Stagioni dell’Ulivo, anche le Stagioni della Vita delle Donne, che nascono, crescono, maturano e ripercorrono i ciclici eventi che prima di loro le loro nonne o mamme hanno già vissuto. Le Donne che scoprono l’esplosione della fertilità della vita riproduttiva e l’interferenza su di questa nei nuovi scenari sociali contemporanei, che ad esempio condiziona le scelte di avere una prima gravidanza in età attempata per le esigenze della complicata realizzazione professionale o la sospensione dell’allattamento, con esito negativo su fattori di norma protettivi.
A tutte le Donne della Provincia di Reggio Calabria e della Piana, che ora si avviano a degustare i caldi sapori delle primizie della stagione autunnale, che all’equinozio del 23 settembre dimostrerà in egual misura la luminosità della luce e l’oscurità delle ore del buio, è rivolta questa riflessione lunga sull’Ulivo e sull’Autunno, simbolicamente la stagione della terra e della maturità, e sul mese di Ottobre che con esso si configura.
Ormai è conosciuto l’Ottobre-Rosa, identificato a tutte le latitudini come il mese internazionale della Prevenzione del Tumore al Seno, il mese che rappresenta una pausa dedicata all’attenzione mediatica della salvaguardia della Salute delle Donne, il mese delle iniziative delle varie associazioni di volontariato in Rosa , destinate a sensibilizzare sulla tematica e sostenere l’adesione a progetti di screening e la ricerca nel campo senologico per abbattere i numeri della mortalità e della morbilità legate al tumore al seno.

Ogni anno si ammalano in Italia di tumore al seno più di 50 mila donne e con la recente pandemia COVID nell’anno 2020 di picco vi è stato un drastico calo dei percorsi di diagnosi precoce, di quelli seguiti spontaneamente per il controllo dei sintomi sospetti o dei programmi di screening mammografici organizzati, a causa della priorità sanitaria data alla pericolosa pandemia virale.
Il rischio di ammalarsi di cancro al seno poi si sa che aumenta per le donne portatrici di alcune mutazioni genetiche, come la BRCA1-2 e altre mutazioni più complesse, e su questi fattori non modificabili poco può fare la volontà della prevenzione, se non è indirizzata in centri specializzati che dedicano risorse ed accesso rapido e facilitato allo studio genetico dei tumori già tramite la diffusione dei test genomici e del counseling genetico in approccio multidisciplinare.

Ottobre ormai è tempestivamente collegato alle varie immagini pubblicistiche delle propagande scientifiche dai più ampi respiri che promuovono il concetto della prevenzione in campo senologico, con lo scopo di definire le modalità di accesso agli esami diagnostici e ai controlli specialistici dedicati e alle cure più opportune, invitando le donne a monitorare in modo costante la propria salute e a dedicarsi del tempo appropriato alle malattie di genere come quelle specifiche del seno.

Ottobre si cosparge e si tinge di tutte le tonalità del Rosa e in questo colore s’immerge il corpo femminile come dentro un bagno di essenze di olii profumati , per richiamare alle menti il valore dell’opera dell’Informazione Sanitaria e della Prevenzione Oncologica, con lo scopo di arginare i racconti ormai sempre più diffusi di angosciosi ed amari pianti legati alla scoperta di malattie metastatiche a causa di questo parassitario cancro, che molto spesso nelle realtà geografiche più povere e disorganizzate arriva a fagocitare non solo la vita organica della donna affetta , ma anche di un’intera famiglia e di un vivere sociale tutto.

Ottobre, la stagione della raccolta delle olive, con il loro verde-violaceo colore segno di speranza, misto al senso della metamorfosi e della transizione.

Ottobre-Rosa, la stagione della raccolta di innumerevoli iniziative sociali e sanitarie volute e sentite dalle stesse donne ammalate per colpa di questo cancro, che operano e si aggregano in gruppi e in Rete per discutere della tutela della Salute della Donna, il Rosa un colore per identificarsi, il Rosa un colore che contrassegna la lotta delle donne.

Ottobre diventa così il mese per Prevenire, per Vivere e per Raccogliere!