LA PRIMAVERA e I COLORI DELLA PREVENZIONE: IL ROSA DEL PESCO, IL VERDE DELL’ULIVO
A cura della Dott.ssa Maria Giovanna Fava
La forza della Primavera, che si affaccia pur timorosa in questo insicuro equinozio, invade comunque con toni rigogliosi la visuale dei nostri occhi grazie ai suoi splendidi colori, e non sarà casuale che la nota dominante di questa iniziale rinascita, dopo il torpore invernale, sia proprio il Rosa, il Rosa degli alberi di pesco, colore che simbolicamente si associa al Nastro Rosa e alla Prevenzione del Tumore al Seno.
Fino al 2019 per quanto riguarda il tumore al seno, pur manifestandosi con circa 53 mila nuovi casi, si stavano affermando dati in trend favorevole per mortalità e seppure l’incidenza del tumore al seno sembrava a livello nazionale e regionale non diminuire, tuttavia la disponibilità delle nuove tecnologie diagnostiche anche di secondo livello, oltre Mammografia ed Ecografia, la presenza di accreditati specialisti del settore sul territorio, l’avanzamento della regolarizzazione della rete oncologica regionale, e la riorganizzazione delle Breast Units sembrava incrementare la speranza di un miglioramento dei percorsi diagnostici e delle cure, così come già realizzato a livello nazionale, in attesa della programmazione degli screening mammografici ancora non promossi solo in Calabria.
Infatti a livello mondiale, grazie alla presenza degli screening mammografici e delle reti oncologiche di screening altamente specializzate, i tassi di mortalità sono calati in circa 20 anni, ed accanto alla scoperta di nuovi e sempre più precisi farmaci si sono potuti infatti trattare tumori a stadi più iniziali, meglio responsivi a vari trattamenti adiuvanti, grazie proprio alle diagnosi precoci di tumori in stadi iniziali e pertanto più curabili.
Tuttavia l’anno 2020 verrà ricordato come l’anno del Lock-down Totale; ovunque la Pandemia ha reso prioritario il riassetto degli ospedali e delle risorse strutturali ed umane già disponibili per indirizzarle verso i reparti COVID, con impegno di spazi, uomini e tecnologie, causando una posticipazione dei controlli degli screening, o addirittura un blocco delle altre attività assistenziali procrastinabili e il trattamento dei tumori poichè attività non urgente.
Solo a Maggio 2020 l’organizzazione ONS, Osservatorio Screening Nazionale, si è interessata assieme alle principali società scientifiche di settore oncologico a divulgare un documento di Ri-Attenzione della Prevenzione Oncologica, sottolineando la necessità di ridistribuire e riattivare i servizi bloccati.
In realtà si sono registrati oltre 2 milioni di screening in meno nel 2020, con un ritardo accumulato e ancora non recuperato.
Il recupero è iniziato poi solo più tardi in circa 11 Regioni italiane, comunque a macchia di leopardo, ma in Calabria unica certezza è “l’affermazione negativa”, cioè la non-attivazione dei programmi di screening per il tumore al seno, mentre lo screening tumore alla cervice (la lettera nominativa dell’ASP per il Pap-Test) almeno nella provincia RC ripartiva solo a marzo 2021, dopo oltre 15 mesi di stop.
La mancanza della prevenzione secondaria regolarizzata spinge le donne calabresi, là dove le attività non sono state sospese, ad effettuare uno screening spontaneo opportunistico presso strutture private o luoghi di cura extraregionali, con un dispendio di energie e di corrette diagnosi spesso, in quanto specie le strutture radiologiche private mancano del confronto con lo specialista o meglio della valutazione multidisciplinare che è ormai sancita come necessaria per un corretto inquadramento accreditato , indirizzato al successo dei protocolli più aggiornati di cure.
Diagnosi tardive vuol dire infatti una progressione della malattia a stadi più avanzati e quindi meno garanzia di trattamenti o doversi incanalare in programmi terapeutici complessi di terapie neo-adiuvanti con ulteriori conseguenze e rischi per la salute e una riorganizzaizone della vita personale, familiare e sociale delle donne affette da tumori localmente avanzati o peggio in fase metastatica.
Ha contribuito a peggiorare il ritardo la paura del contagio che ha spesso paralizzato i cittadini e l’utenza, anche l’oncologica cronica, fino alla ripresa più recente delle attività assistenziali, quando sono stati riattivati percorsi COVID-free o in sicurezza. Per ogni tipo di screening infatti alla sua ripresa vi è stato oltre 20-30% di risposta in meno o di non adesione. Il danno ovviamente è quantizzabile anche nel pallottoliere del più scarso dei contabili sanitari.
Bisogna ripensare pertanto a dare un nuovo volto alla realtà sanitaria, una nuova organizzazione e ripensare al ri-funzionamento degli screening e alla loro adeguata attivazione, dopo il censimento della popolazione, e ad una rivoluzione strutturale e tecnologica della sanità, che crei spazi dedicati e ottimizzi quelli esistenti , spazi che vadano anche al di là della politica dei silos aziendali chiusi e non collaborativi, dove la patologia non-COVID possa trovare a pieno regime le sue risposte in termini di offerta e di qualità di strutture e percorsi terapeutici.
La Salute Regionale è a carico di tutta la regione, la Regione siamo noi tutti, ognuno con il proprio peso specifico di cittadino-utente, di professionista, di scienziato e di collaboratore -sanitario e monitorare i dati di quantità e di qualità della prevenzione secondaria equivale a permettere un miglioramento epidemiologico a livello locale e regionale, garantire un accesso omogeneo alle cure pubbliche senza discriminazioni sociali, economiche e culturali, accentuate più che mai dalla pandemia e perfino senza discriminazioni psicologiche, visto che il COVID ha accentuato anche l’esistenza di vite isolate e di persone abbondante dalle istituzione e dai servizi sociali, e riportare un riequilibratore sociale poiché ai programmi di screening accedono le fasce a rischio stabilite da criteri statistici-epidemiologici per età e fattori di rischio, in modo indistinto.
Ora, se alla prevenzione secondaria deve pensarci il dipartimento della salute e le singole realtà amministrative-politiche-sanitarie aziendali, tuttavia alla prevenzione primaria, il cosiddetto Life-Style, ci possiamo pensare noi stessi e la Natura ce lo ricorda!
Una sana alimentazione associata a uno stile di vita attivo e dinamico che lascia spazio al controllo del peso corporeo e ad una regolare attività sportiva è un valido strumento a nostra disposizione per la prevenzione, la gestione e il trattamento di molte malattie. Un regime dietetico equilibrato e ricco di vari nutrienti non solo garantisce un apporto ottimale in linea con i fabbisogni primari dell’organismo, ma permette anche di ricevere sostanze che svolgono un ruolo protettivo e preventivo nei confronti di molte condizioni patologiche, così come proprio i condimenti vegetali e l’olio oliva garantisce, principio alimentare principe della dieta mediterranea, a dispetto di condimenti più strutturati e di derivazione animale.
L’albero di Pesco con le sue arborescenze infiorate, invade la visuale delle campagne locali e delle verdi colline; il Pesco, importato dalla Cina e da qui diffuso all’Impero Romano, all’Europa e alle Americhe, aveva ricevuto nel paese d’origine il simbolo dell’immortalità, di ricchezza e di lunga vita, il simbolo della rinascita. Il frutto è ricco di nutrienti protettivi, zuccherato al punto giusto, carico di vitamine, elettroliti e betacaroteni e polifenoli, dalle proprietà antitumorali e stimolanti sul sistema immunitario e in estate rientra a pieno regime nella piramide alimentare mediterranea.
Il Rosa attenuato o acceso dei fiori a 5 petali accatastati stretti sui ramoscelli degli alberi di pesco, inonda l’orizzonte e inebria l’aria con il suo delicato profumo, e sembra non a caso testimoniare la Rinascita delle stagioni e del ciclo della vita con le sue tonalità, che simbolicamente ispirano al Fiocco Rosa della Prevenzione del tumore al Seno.
Il frutto, la pesca, che verrà colta all’inizio dell’estate, subentrerà sui rami stracolmi dopo la tarda primavera, quando inizieranno ad avvistarsi sui ramoscelli degli alberi di ulivo le mignole, i fiorellini raggruppati a grappolo che subiranno l’impollinatura del vento, l’irrigazione discreta delle piogge e la temperatura del sole mite della primavera, pronti a trasformarsi poi tra qualche mese in olive profumate, che rientreranno nel complesso ciclo dell’oleificazione in autunno.