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Il Calvario: tragedia dolente e mistero salvifico della Grazia Divina

Il Calvario, a San Procopio, risale ai primi anni del ‘900 e sorge in mezzo agli ulivi verdeggianti, sulla strada provinciale che conduce alla piana di Gioia Tauro, nei pressi dei fondi dell’Azienda Casella.

Anni or sono, era tappa obbligata per centinaia di braccianti agricoli e raccoglitrici di olive che si recavano a lavorare nelle proprietà dei latifondisti: punto di riferimento spirituale per molti lavoratori dei campi che si recavano a piedi o con quadrupedi per farsi a jiornata nelle campagne circostanti.

Non vi era uomo o donna che non sostasse un attimo davanti a questo luogo Sacro per rivolgere a Dio Padre un semplice pensiero.

Gli uomini stringevano “a baritta” tra le mani, dopo essersela tolta dal capo, in segno di rispetto per la sacralità del posto.

Fino ai primi anni ’80 del secolo scorso, il Sabato Santo mattina, si conduceva in processione la Madonna degli Afflitti, vestita di nero, a suon di “troccola”, che scandiva il tempo nel ricordo della morte del nostro Signore Gesù Cristo.

Invece, negli anni ‘90, la processione al Calvario fu spostata al primo pomeriggio del Venerdì Santo.

Fino a pochi anni fa, illustri predicatori della scuola di Sant’Alfonso Maria de’Liguori, dopo aver pregato la passione di Cristo, con la loro capacità oratoria catturavano l’attenzione dei presenti, facendo rabbrividire i fedeli sino alle lacrime, rivivendo l’estremo atto d’amore di Gesù.

Uno dei più illustri predicatori che ha illuminato le menti dei samprocopiesi tra il 1935 ed il 1936 è stato Don Gaetano Catanoso, oggi Santo: alcuni anziani del posto si ricordano ancora della sua presenza durante i quaresimali di quegli anni.

Del suo passaggio, rimangono oggi segni indelebili: nella chiesa del Rosario, si trova infatti un quadretto del Volto Santo di Gesù, da lui donato, e nell’altare della chiesa degli Afflitti, si custodisce una sua reliquia.

Saverio Denaro